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Laparoscopia su un paziente sveglio: tolto il rene con tumore

Urologia Redazione DottNet | 05/04/2019 10:50

Intervento su un uomo di 170 chili a rischio solo con anestesia spinale

 L'anestesia rischiava di uccidere il paziente, un torinese di 62 anni affetto da una grave forma di obesità - pesa quasi 170 chili - e con significativi problemi di respirazione. Per asportagli il rene sinistro, dove gli era stata riscontrata una massa tumorale, i medici delle Molinette della Città della Salute di Torino hanno così optato per l'anestesia spinale. Un approccio innovativo che, grazie all'esito positivo, apre nuove frontiere per la laparoscopia addominale oncologica in urologia.

"L'anestesia periferica è stata la chiave di successo di questo intervento laparoscopico - commenta il professor Paolo Gontero, direttore della Urologia universitaria delle Molinette - perché ha consentito di ridurre l'impatto chirurgico in un paziente che per la sua fragilità non avrebbe probabilmente superato l'intervento. La collaborazione multidisciplinare - prosegue - è ciò che ha permesso di sperimentare con successo un approccio assolutamente innovativo, che consentirà di effettuare interventi di laparoscopia oncologica urologica anche in altri pazienti a rischio operatorio elevato".  A proporre una tecnica che, secondo i medici delle Molinette, non era mai stata provata prima, è stato il dottor Fabio Gobbi, esperto di anestesie periferiche della Rianimazione ospedaliera diretta dal dottor Pier Paolo Donadio. Con l'anestesia spinale il paziente sarebbe rimasto sveglio, evitando una narcosi da cui rischiava di non svegliarsi più.

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Le incognite, nel ricorrere a questa tecnica, erano più d'una. Non essendo riportati nella letteratura mondiale casi di precedenti interventi di laparoscopia urologica addominale a paziente 'sveglio', il professor Gontero non era in grado di prevedere se l'anestesia periferica gli avrebbe consentito di espandere a sufficienza la cavità addominale in modo da poter condurre la nefrectomia laparoscopica. Altra difficoltà era rappresentata dai tempi dell'intervento: la breve durata dell'anestesia richiedeva una esecuzione veloce nonostante l'obesità.  L'azione sincronizzata tra anestesista e urologo ha consentito di asportare il rene malato a paziente 'sveglio', salvandogli la vita. Il decorso postoperatorio si sta rivelando regolare, grazie anche all'assistenza del reparto di Nefrologia universitaria diretta dal professor Luigi Biancone.

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